Siamo entrati in un buio abbacinante, in questa nostra epoca dai molti nomi - Antropocene, Piantagiocene, Capitalocene, Chthulucene, - catapultati improvvisamente, nello stupore generale, in uno scenario mortifero, suicida, catastrofico. Tutto sembra minacciato dalla presenza umana o, più esattamente, dal modello estrattivo delle società a capitalismo avanzato: il mondo minerale, desertificato dalle industrie estrattive; il mondo vegetale, deforestato, depredato, ridotto a decoro urbano; il mondo animale, con il suo inarrestabile funerale di specie che si estinguono. E poi le città, destinate ad essere sommerse, deformate dalle epidemie, piagate dalle disparità sociali, non più rifugio sicuro, luogo della relazione e dell’invenzione, ma macerie, stato d’eccezione coercitivo, spazio dell’iper-controllo, campo di sfruttamento del più forte sul più debole. La nostra specie, schiacciata dentro un binarismo inarrestabile, continua a dividerci senza evoluzione apparente tra vittime e carnefici, ricchi e poveri, schiavi e padroni, maschi e femmine, eterosessuali e gay, legali e illegali, pochi e molti.
Eppure la nostra sensazione è che esista una zona grigia, un punto cieco da scavalcare, uno spazio-tempo aurorale o tramontante, di passaggio, che va abitato con gesti iperbolici all’altezza della situazione, per dare vita a quell’impensato, a quel racconto altro, affermativo, così importante per non arrendersi alle narrazioni catastrofiche oggi in circolazione. A questo spazio di mescolanza e ibridazione rivolgiamo lo sguardo, e da qui muoviamo i nostri passi alla ricerca di una storia, inseguendo la costruzione di un presente che ci conduca fuori dalla notte attraverso il primo giorno dell’anno.
DOM-, in collaborazione con una comunità di circa venti persone - artisti/e, architetti/e, fotografi/e, performer - che si è radunata intorno al progetto ROMA NON ESISTE, ha co-immaginato e co-progettato un grande rituale collettivo di passaggio per il primo giorno del 2020, una camminata dall’alba al tramonto attraverso la città di Roma, dalle sue propaggini est fino alle densità del centro.
Di seguito, le parole del bando con cui questo gruppo di ricerca è stato convocato per l’esperienza di un cammino di dodici giorni e l’abitazione di un accampamento mobile allestito in diversi spazi aperti della città, all’interno della programmazione dell’Estate Romana 2019:
“Non esiste il territorio, non esistono limiti geografici, storici, culturali, la proprietà privata non esiste, non esiste la natura, non esiste alcun “io”, non esiste alcun “noi”. Siamo dentro un atto di sparizione collettiva, un grande mutamento. Come abitarlo e incarnarlo, come celebrare e accompagnare questo passaggio? Siamo un’umanità in transito, in lotta, in perenne tensione, alla ricerca di spazi d’invenzione e di ripensamento. Per questo camminiamo, per questo ci accampiamo, per questo costruiamo rituali e danziamo: per abitare lo spazio tra l’aperto e il chiuso, tra il definito e l’impensabile, per fare dell’eccezione una pratica di superamento delle forme abituali dello stare insieme, del potere e del comunicare, per esercitare etiche gioiose e affermative, per cercare, infine, parole nuove e costruire narrazioni inedite del presente.”
Consacriamo dunque il primo giorno del nuovo anno al gesto del camminare in gruppo attraverso lo spazio pubblico, da est verso ovest seguendo l’arco del sole, portando l’alba della città che viene e che è, fin nel cuore della città antica e ancora futuribile. Una camminata che attraversa le categorie in declino di centro e periferia, le dissolve in unico tragitto, per mettere in tensione le retoriche binarie, per restituire un affresco situato e incarnato del presente. E' il racconto e la “messa in scena” del nostro tempo attraverso una città sospesa, una città addormentata, in pausa dopo i festeggiamenti, in attesa di essere riabitata. Il camminare del gruppo, l’ascolto, lo stare anatomicamente in contatto con il circostante, il guardare, il contemplare, saranno le prima forme di abitazione della città nel nuovo anno. Il viaggio si snoda ora dopo ora, chilometro dopo chilometro, attraversando cortili di caseggiati popolari, discariche ripopolate da piante vagabonde e spontanee, tunnel che grondano acqua, eliporti affacciati su raccordi autostradali, distese di campi e palazzi dove affiorano le tensioni della contemporaneità, le quotidiane storie umane ed extra-umane. Poi si infittiscono le case e le strade, il tempo scorre per inoltrarsi nel giorno e nei quartieri, fin dentro la trasfigurazione del centro, la sua apoteosi di gente, festa e mercato, per rinnovare infine il ritorno alla notte. Il percorso terminerà con una pratica collettiva di corpi nello spazio d'un teatro, tra i moderni il più antico. Alcune parole accompagneranno il cammino, tanti inizi possibili di storie, testi, suoni e premonizioni.