ideazione e guida / idea and guide: leonardo delogu e valerio sirna con il sostegno di / with the support of: helene gautier disegno accampamento / camp design: mael veisse cucina: smita patrizia aicardi produzione/ production: dom- con/with: festival cento scale periodo/ period 1 - 10 ottobre 2015
"C'è un quadro di Klee che s'intitola 'Angelus Novus'. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta. "
W. Benjamin, Tesi di filosofia della storia
IT
Attraverseremo a piedi la Basilicata.Nove giorni di cammino. Un'immersione di corpi in un paesaggio complesso.Un anello che parte e si conclude a Potenza. Trasformeremo la partenza e l’arrivo in due atti rituali, in due forme della rappresentazione. Frequenteremo il bilico tra azione e contemplazione, tra estasi e riscossa. Perché l’atto del camminare può essere la creazione di un’opera. Con le sue vaste riserve di vento, sole, acqua e petrolio, la Basilicata garantisce una cospicua produzione idrica ed energetica a tutta il Paese. Una strategia dello sfruttamento che insiste su una regione tenuta al margine, e caratterizzata da una bassa densità demografica. Un territorio abitato da un’entità sovrannaturale protetta dal segreto industriale, l’Eni, che qui, insieme alle altre multinazionali del petrolio, ha scavato 473 pozzi in meno di un secolo.
La Basilicata è attraversata da cinque fiumi, paralleli come le dita di una mano. Qui nidifica il 65 % dei rapaci stanziati in italia - se alzi gli occhi puoi veder volteggiare un nibbio. Parte della regione è ricoperta da foreste secolari, faggeti, rupi, calanchi, deserti, uliveti, rocche, borghi utopici e villaggi fantasma. Le volpi arrivano a guardarti negli occhi.
Disegneremo un tragitto nello spazio che ha l’ambizione di raccogliere il maggior numero possibile di informazioni percettive sull’ambiente; una costante apertura al dettaglio e ai rapporti d’insieme, uno stare quieto, un addestramento al selvatico. Partire dall’interno per aprirsi all’esterno. L’organico e l’inorganico. Un esperimento per avvertire il legame di contiguità tra il proprio corpo e il paesaggio di cui fa parte, i rapporti di forza e le reciproche influenze che esercitano tra loro. Ci faremo catalizzatori e amplificatori anatomici delle forze che agiscono nel presente, per cogliere e assorbire le caratteristiche dei luoghi e dei loro paradossi. Esploreremo il territorio della performance intesa come pratica di abitazione di uno spazio.
Abbiamo progettato un accampamento mobile, che di giorno in giorno si sposterà per stabilirsi in un bosco, in un terreno incolto, in un campetto da calcio o nella piazza di un paese. Monteremo le tende, allestiremo una cucina da campo, realizzeremo un punto di ritrovo nomade, aperto agli abitanti locali e ai passanti. Organizzeremo incontri pubblici con poeti, scrittori, attivisti e ricercatori; faremo festa e balleremo, inseguiti da dj-set avventurosi.
Una chiamata per un gruppo trasversale, che unisca competenze scientifiche e consuetudini artistiche, alla ricerca di un incontro e di un’ibridazione dei saperi. Il desiderio è di imbattersi in geografi, danzatori, astronomi, antropologi, scrittori, performer, geologi, urbanisti, videomaker, paesaggisti, architetti, disegnatori, attori, botanici, filosofi (la lista potrebbe continuare), con cui creare una comunità temporanea di esploratori. Una pluralità di sguardi e di ricerche chiamati a comporre un’opera collettiva come restituzione del viaggio. I materiali raccolti saranno la base su cui costruire un momento di incontro con il pubblico del festival.
ENG
We’ll walk through Basilicata. Nine days of journey. An immersion of bodies in a complex landscape. a circle that starts and concludes in Potenza. We will transform the departure and the arrival in two ritual acts, in two forms of representation. We’ll explore the limit between contemplation and action between ecstasy and uprising.
Because the act of walking can be the creation of an artistic work.
With its extensive reserves of wind, sun, water, and oil, the region of basilicata ensures a conspicuous production of water and energy throughout the country. A strategy of exploitation that insists on a marginalized region characterized by a low population density. A territory inhabited by a supernatural entity protected by industrial secrecy, Eni, which here, together with the other multinational oil, has dug 473 wells in less than a century. We will observe the orography of the drilling, centers of oils treatment and the landfill of sewage sludge, mapping the incidences.
The Basilicata is crossed by five rivers, parallel as the fingers of an hand. here nests the 65% of rapacious bird allocated in italy - if you raise your eyes you can see circling a kite bird. Part of the region is covered by secular forests, beech forests, cliffs, gullies, deserts, olive groves, fortresses, utopian villages and ghost villages. The foxes dare to look you in the eyes. We'll draw a journey in the space that has the ambition to gather as much perceptive information as possible on the environment; a constant openness to the detail and the reports together, a quiet state, a training about the wild condition. Starting from the inside by opening to the outside. The organic and the inorganic. an experiment to warn the binding of contiguity between your body and the landscape of which it forms part of ,the balance of power and the reciprocal influences which exert between them. We’ll become catalysts and anatomical amplifiers of the forces that act in the present, to grasp and absorb the characteristics of the places and their paradoxes. We will explore the territory of the performance agreement as a practice of dwelling of a space.
We have planned a mobile camp, that of day to day will take different place to settle in a forest, in rough terrain or in the square in front of a village. We’ll put up tents, there will be a camp cooking, we'll make a nomad meeting point , open to local residents and passers. We will organize public meetings with poets, writers, activists and researchers; we will celebrate and dance, chased by an adventurous dj-sets .
A call for a transversal group, which combines scientific expertise and artistic practices, looking for knowledge meeting and hybridization. The purpose is to encounter geographers, dancers, astronomers, anthropologists, writers, performers, geologists, planners, videomaker, landscape architects, architects, designers, actors, botanical, philosophers (the list could continue), to create a temporary community of explorers. A plurality of point of view and experiences aimed to compose a collective work as a refund of the journey. the materials collected will be the basis to build a moment of encounter with the festival public .