" [...] l’impressione è che non sia il mondo a essere tradotto per il teatro, ma il teatro a ricostruirsi con le cose del mondo, create come per la prima volta dallo sguardo di chi cammina e scruta. Come se fossimo riportati allo stato di quegli uomini archetipici che immaginarono, provandolo, di ricreare da loro lo stupore divino della realtà in uno spazio artificiale, quello, appunto, della scena. Ecco perché la realtà è alleata di Dom-, perché loro la resuscitano, tornano a reificarla al centro di una cornice che non è mai l’arco immobile di un boccascena, ma quello ripetuto di una camminata.[...]
" [...] DOM- da vari anni ha avviato un lavoro di sperimentazione estetica e concettuale che si concentra sulla sovrapposizione di livelli comunicazionali ed espressivi che rinunciano a qualsiasi didascalismo e che attribuiscono alla pluralità degli elementi scenici (dalla voce alla luce, dalle sculture di scena al suono, dall’azione frenetica dei corpi alla loro immobile condensazione) la forza di raccontare, testimoniare e denunciare le sofferenze del mondo. Sofferenze che non sono metafisiche o astratte, ma concrete, legate alle logiche dello sfruttamento proprie del sistema capitalista, che mette in relazione la persecuzione nei confronti dei malati mentali ai principi della produzione e del consumismo [...].