ROMA NON ESISTE 3 – 14 Luglio 2019 CHIAMATA PER UNA COMUNITÀ NOMADE
It must be nice to disappear To have a vanishing act To always be looking forward And never looking back How nice it is to disappear Float into a mist […] Lou Reed / Vanishing act
« Il campo va oltre l'individuo e il collettivo, va oltre l'umano, in quanto materia del dibattito politico. Il campo incorpora storia e archivio, spazio e natura, protesta, resistenza e critica. Incorpora traiettorie di sfratto ed espulsione, danni collaterali e fughe; assume nuove forme di temporalità e può porre nuove rivendicazioni contro il capitale, la sovranità, lo Stato nazionale e i regimi di cittadinanza. » E. Brooks, Camp, in Posthuman glossary, a cura di R. Braidotti, M. Hlavajova, 2018 « Il campo è dunque la struttura in cui si realizza normalmente lo stato di eccezione - la possibilità di decidere quale potere sovrano fondare.[…] Se vogliamo essere all'altezza dei compiti assolutamente nuovi che ci attendono, dovremo abbandonare decisamente, senza riserve, i concetti fondamentali attraverso i quali abbiamo finora rappresentato i soggetti della politica (l'uomo, il cittadino e i suoi diritti, ma anche il popolo sovrano, il lavoratore e così via) e costruire nuovamente la nostra filosofia politica partendo dall'unica figura del rifugiato. » G. Agamben, Lo stato di eccezione, 2003 « Gli spazi degli accampamenti sono sia aperti che chiusi. Lungi dall'essere tautologica, questa indeterminatezza specifica invece l’ambiente del campo in quanto campo spaziale. “Campo” come i prati aperti della campagna e come il Campus Martiusche ha ospitato giochi, allenamenti, istruzione e, soprattutto, le spesso inaspettate inondazioni del fiume Tevere. [...] Eventi remoti e vicini, duraturi e fugaci, raccolti nella memoria e diretti, attivano e qualificano lo spazio del campo. Combinando territorio ed evento, l’accampamento è in effetti una pratica spaziale. Inoltre gli spazi dell’accampamento sono un punto di confluenza tra spazio mentale e sociale. Come produzione spaziale, nella scala dell'individuo o in quella di una città, il campo è sia campo di ricerca che una sorta di contemporanea ricerca sul campo. » C. Haley, Camps: a guide to 21st-century space, 2009
Non esiste il territorio, non esistono limiti geografici, storici, culturali, la proprietà privata non esiste, non esiste la natura, non esiste alcun “io”, non esiste alcun “noi”. Siamo dentro un atto di sparizione collettiva, un grande mutamento. Come abitarlo e incarnarlo, come celebrare e accompagnare questo passaggio? Siamo un’umanità in transito, in lotta, in perenne tensione, alla ricerca di spazi d’invenzione e di ripensamento. Per questo camminiamo, per questo ci accampiamo, per questo costruiamo rituali e danziamo: per abitare lo spazio tra l’aperto e il chiuso, tra il definito e l’impensabile, per fare dell’eccezione una pratica di superamento delle forme abituali dello stare insieme, del potere e del comunicare, per esercitare le politiche della gioia e dell’affermazione, per cercare, infine, parole nuove e costruire narrazioni inedite del presente. ROMA NON ESISTE ci appare come un grande rituale nomade per la città di Roma e i suoi molteplici abitanti, umani e non-umani. Affronteremo una delle immagini cruciali e più problematiche del nostro tempo: il campo, l’accampamento. Attraverseremo la città a partire da tre luoghi simbolici in cui ci stabiliremo temporaneamente allestendo un insediamento mobile, un’installazione abitativa che accoglierà la vita della comunità, e che si trasformerà in una piazza per ospitare incontri, cene, proiezioni, concerti e feste aperte al quartiere e alla cittadinanza. Tre punti sul Grande Raccordo Anulare - vestigia di una muraglia modernista per una città che non ha limite - che attraverso un periodo d’indagine e di sollecitazione dello spazio pubblico saranno i vertici fisici di questa esperienza. Intendiamo l’accampamento come un dispositivo paesaggistico e relazionale, luogo di incontro e prossimitàche privilegia la collaborazione, l’ibridazione e le connessioni sociali all’appartenenza geografica. Lo immaginiamo come uno spazio di messa in tensione di teorie e pratiche di de-territorializzazione, de-soggettivazione e de-colonizzazione, un ambiente comune critico e resistente, in cui sperimentare strategie di adattamento al mondo in trasformazione, allenare una sensibilità nomade e incorporare le differenze. L’accampamento, il gesto del camminare, le pratiche somatiche, la condivisione del cibo, le conversazioni, le feste, le notti, saranno i vettori attraverso cui costruire un’esperienza collettiva in grado di coinvolgere il pubblico in un progressivo e sempre più intenso percorso dentro la vita e la poetica che questa comunità in transito costruirà durante il tempo del viaggio. 12 giorni 3 luoghi segreti 4 notti in ogni luogo 3 esplorazioni pubbliche 3 riti condivisi 3 feste La call è rivolta a performer, danzatori e danzatrici, artisti/e visivi/e, architetti/e, ricercatori e ricercatrici. Per partecipare all’esperienza come parte della comunità in movimento basta inviare una mail a [email protected]allegando una propria foto di spalle nello spazio e un breve testo di presentazione entro il 9 giugno 2019. Il testo dovrà includere una selezione di tre parole che ti stanno a cuore all’interno della lista sottostante, e spiegare le ragioni che connettono questi lemmi alla tua biografia e alla tua ricerca personale: < techno, postumano, accampamento, rituale, eurodance, condividere, protesta, spazio pubblico, postantropocentrismo, antifascismo, balli di gruppo, joy division, foschia, nomadismo, stanzialità, delicatezza, furore, teatro, white fragility, camminare, architettura ostile, pornoterrorismo, outdoor, cittadinanza, anarchia, transfemminismo, ascolto, percezione, nina simone, other-than-human agency, lateralità, sexy, siberia > È necessario garantire la presenza per tutto il periodo di svolgimento del progetto 3- 14 luglio 2019. I partecipanti e le partecipanti al progetto avranno diritto alla copertura delle spese di vitto e potranno accedere ad una borsa di studio di 300,00 € complessive per ogni partecipante. Il pubblico interessato a raggiungere in maniera più sporadica l’esperienza troverà tutte le informazioni sui nostri spostamenti sul sito www.casadom.org che per l’occasione diventerà una sorta di virtual camp dove sarà possibile seguire e contribuire nella distanza al progetto.
ENGLISH VERSION « Furthermore, the camp moves beyond the individual and the collective, moves beyond the human, as the subject of the political. The camp incorporates history and archive, space and nature, protest, resistance and critique. It incorporates trajectories of eviction and expulsion, collateral damage and flight; it takes up new forms of temporality and can posit new claims against capital, sovereignty, the nation-state and regimes of citizenship.» E. Brooks, Camp, in Posthuman glossary, curated by R. Braidotti, M. Hlavajova, 2018 «The camp is therefore the structure in which the state of exception is normally realized - the possibility of deciding which sovereign power to found -. It is also possible that, if we want to be up to the absolutely new tasks that await us, we will have to abandon decisively, without reservation, the fundamental concepts through which we have represented the subjects of politics up to now (man, the citizen and his rights, but also the sovereign people, the worker and so on) and build our political philosophy again starting from the single figure of the refugee. » G. Agamben, The state of exception, 2003 «The spaces of camps are both open and closed. Far from tautological, this indeterminacy instead specifies the camp environment as spatial field. Camp as campo referenced the open fields of the country, and the Campus Martius accommodated games, training, education, and most importantly the often-unexpected floods of the Tiber River. […] Remote and near, enduring and fleeting, recollected and direct, events activate and qualify the camping field. Combining field and event, camp is in effect spatial practice. Camp spaces also lie at the confluence of mental and social space. As a spatial production, whether at the scale of the individual or a city, camp is both field of research and a kind of contemporary field research. » C. Haley, Camps: a guide to 21st-century space, 2009
ROMA NON ESISTE 3 - 14 July 2019 CALL FOR A NOMADIC COMMUNITY There is no territory, there are no geographical, historical, cultural limits, private property does not exist, there is no nature, there is no "I", there is no "we". We are inside an act of collective disappearance, a great change. How to inhabit and embody it, how to celebrate and accompany this passage? We are a humanity in transit, in struggle, in perpetual tension, in search of spaces for invention and rethinking. That is why we walk, we camp, we build rituals and we dance: to inhabit the space between the open and the closed, between the defined and the unthinkable, to make the exception a practice of overcoming the usual forms of being together, of power and communication, to exercise the policies of joy and affirmation, to seek, finally, new words and build new narratives for the present. ROMA NON ESISTE appears to us as a great nomadic ritual for the city of Rome and its many inhabitants, both human and non-human. We will face one of the most crucial and problematic images of our time: the camp. We will cross the city from three symbolic places where we will temporarily settle by setting up a mobile camp, a housing installation that will host the life of the community, and that will turn into a square to hold meetings, dinners, screenings, concerts and parties open to the neighborhood and the citizens. Three points on the Grande Raccordo Anulare - vestiges of a modernist wall for a city that has no limit – that, through a period of investigation and solicitation of public space, will be the physical summits of this experience. We mean the camp as a landscape and relational device, a meeting place that favors proximity, collaboration, hybridization and social ties rather than geographical belonging. We imagine it as a space for tensioning theories and practices of de-territorialization, de-subjectification and de-colonization, a critical and resistant common environment in which to experiment strategies of adaptation to the transforming world, train a nomadic sensibility and incorporate differences. The camp, the gesture of walking, the somatic practices, the sharing of food, the conversations, the parties and the nights will be the vectors through which to build a collective experience, able to involve the public in a progressive and increasingly intense journey into the life and poetics that this community in transit will build during the time of travel. 12 days 3 secret places 4 nights at any place 3 public explorations 3 shared rituals 3 parties The call is addressed to performers, dancers, visual artists, architects, researchers . To participate in the experience as part of the community in motion, simply send an email to [email protected]attaching a photo of you from behind in the space, and a short presentation text by 9 June 2019. The text should include a selection of three words that are close to your heart within the list below, and explain the reasons that connect these terms to your biography and your personal research: techno, posthuman, camp, ritual, eurodance, sharing, protest, public space, postanthropocentrism, anti-fascism, group dances, joy division, haze, nomadism, sedentariness, delicacy, fury, theater, white fragility, walking, hostile architecture, pornoterrorism, outdoor, citizenship, anarchy, transfeminism, listening, perception, nina simone, other-than-human agency, laterality, sexy, siberia It is necessary to ensure the presence throughout the period of the project 3 - 14 July 2019. The participants will be entitled to food expenses and will have access to ascholarship of 300,00 €. The public interested in reaching the experience in a more sporadic way will find all the informations on our movements on the website www.casadom.org, which will become a sort of virtual camp where it will be possible to follow and contribute in the distance to the project.